Il Partenone risale al V secolo a.C. ed è il tempio più grande di quelli presenti sull’acropoli, la parte più elevata della collina che sovrasta la città di Atene. Fu edificato per volere di Pericle dopo le Guerre persiane e fu dedicato ad Athena Parthénos, dea protettrice della città.
L’intera acropoli fu inserita nel 1987 nella lista dei Patrimoni dell’Umanità dall’Unesco come “simbolo universale dello spirito classico e della maestria architettonica della civiltà greca antica” o, per usare le parole dello storico Giovanni Marginesu, “simbolo pietrificato” della grandezza dell’Atene classica.
Nel 1462 Marsilio Ficino (1433-1499) fonda a Firenze, su incarico di Cosimo de’ Medici, la nuova Accademia platonica, prima nella piccola villa le Fontanelle, poi nella ben più ampia e importante villa medicea di Careggi, che ne divenne la sede conosciuta ovunque.
Lorenzo il Magnifico fu membro dell’Accademia e la promosse in prima persona, facendone un polo culturale di prima grandezza, non soltanto dal punto di vista filosofico ma anche artistico in generale.
La villa venne acquistata da Giovanni di Bicci dei Medici nel 1417 e fu successivamente ristrutturata e profondamente trasformata da Michelozzo (Michelozzo di Bartolomeo Michelozzi, 1396-1472) su incarico di Cosimo il Vecchio.
Attualmente è all’interno dell’area dell’Ospedale di Careggi ed è chiusa da anni per lavori di restauro.
Platone fonda la propria scuola filosofica al ritorno dal primo viaggio a Siracusa, quindi intorno al 387 a.C. Sarà la più longeva scuola filosofica dell’antichità, restando attiva ben oltre la morte di Platone, fino al 529 d.C., quando verrà chiusa per ordine dell’imperatore Giustiniano, in quanto non cristiana.
Prende il nome di Accademia perché sorta in prossimità di un giardino pubblico dedicato all’eroe Accademo, poco fuori le mura di Atene.
Aristotele fonda la propria scuola filosofica ad Atene nel 335. Prende il nome di Liceo per la vicinanza a un tempio dedicato ad Apollo Licio. Verrà indicata anche con il termine Peripato, perché circondata da un portico (perípatos, “passeggiata”) dove spesso si teneva lezione passeggiando.
Al centro della piazza Campo dei Fiori, a Roma, sorge il monumento a Giordano Bruno, realizzato da Ettore Ferrari, inaugurato nel 1889. La statua sorge nel luogo dove Giordano Bruno è stato arso sul rogo il 17 febbraio del 1600, dopo un lungo processo iniziato con l’incarcerazione su ordine del Sant’Uffizio nel febbraio del 1593.
Leggiamo nell’annuncio della sua esecuzione, fatto affiggere dalle autorità sui muri di Roma il 19 febbraio 1600: «Giovedì mattina in Campo di Fiori fu abbruciato vivo quello scellerato frate domenichino da Nola: heretico ostinatissimo. Et avendo di suo capriccio formati diversi dogmi contro la nostra fede, volse ostinatamente morir in quelli, lo scellerato. Et diceva che moriva martire et volentieri, et che se ne sarebbe la sua anima ascesa con quel fumo in Paradiso. Ma ora egli se ne avvede se diceva la verità».
Campo dei Fiori è divenuto il luogo simbolo di molte battaglie e manifestazioni libertarie, ad esempio quelle in favore della laicizzazione dello Stato e del divorzio.
Dopo la condanna nel processo intentatogli dal Sant’Uffizio e dopo l’abiura cui fu costretto, Galileo venne condannato a trascorrere gli ultimi dieci anni della sua vita in una sorta di arresti domiciliari, sotto sorveglianza, nella villa presa in affitto dalla figlia, suor Virginia, ad Arcetri, presso Firenze, con il divieto di pubblicare altre opere. Riuscì però a scrivere di nascosto e a far pubblicare, affidando il manoscritto in segreto a un suo allievo, la sua ultima opera, Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze, stampata a Leida (Paesi Bassi) nel 1638.
La villa Il Gioiello, oggi villa Galileo, ad Arcetri, è dal 1920 monumento nazionale ed appartiene al demanio, gestita dall’Università degli Studi di Firenze. Ospita conferenze e seminari anche di rilievo internazionale. Alcuni locali interni sono stati ricostruiti con gli arredi e le suppellettili dell’epoca.
Nella seconda metà dell’Ottocento si decise di trasferire in prossimità della villa l’osservatorio astronomico che sorgeva nel centro cittadino, annesso al museo di storia naturale “La Specola”. Il nuovo osservatorio, inaugurato nel 1872 sul colle di Arcetri, ospitava il telescopio con lo specchio più grande, all’epoca, in Italia.
Isaac Newton (1642-1726) inizia a frequentare il Trinity College di Cambridge nel 1661, non ancora ventenne, restandovi poi come docente di matematica fino al 1701.
Il Trinity College, fondato nel 1546, è parte dell’Università di Cambridge, una delle istituzioni accademiche più prestigiose del Regno Unito.
Secondo la tradizione, l’Università di Cambridge venne fondata nel 1209 da studenti che avevano abbandonato per protesta quella più antica di Oxford. La fondazione storicamente documentata risale al 1231, su delibera del re Enrico III d’Inghilterra.
Successivamente sorsero all’interno dell’Università molti colleges (31 in totale) per ospitare gli studenti. Pur afferendo tutti all’Università di Cambridge, ogni college svolge anche attività di didattica autonoma, spesso specializzandosi in alcune discipline o ambiti di studio.
René Descartes (Cartesio, 1596-1650) è nato a La Haye en Touraine, Francia, piccolo borgo della valle della Loira, che dal 1967, in suo onore, prende il nome di Descartes e ospita un importante museo nella casa natale del filosofo.
Compie i suoi studi nel collegio gesuita a La Fleche, una cittadina anch’essa nella valle della Loira. Il collegio è uno dei più prestigiosi d’Europa. Nonostante ciò, Cartesio avverte i limiti dell’educazione che gli è impartita durante nove lunghi anni, sottoponendo a critica radicale l’intero sapere tradizionale, con l’unica eccezione di quello matematico. Da qui nasce l’esigenza di una rifondazione del sapere a partire dalla definizione di un nuovo metodo. Da questa esigenza nasce una delle sue opere più note, il Discorso sul metodo.
Baruch Spinoza (1632-1677) nasce ad Amsterdam e si forma nella comunità ebraica, dalla quale viene però scomunicato, per le proprie idee, nel 1656, con una condanna talmente pesante da costringerlo a lasciare la città. Vive per alcuni anni, dal 1660 al 1665, a Rijnsburg, un villaggio presso Leida, per trasferirsi poi definitivamente a L’Aia, dove risiede fino alla morte.
Ad Amsterdam non c’è più traccia della casa natale, né della sinagoga dove si svolse il processo, all’epoca ospitata in una specie di magazzino. Ci sono adesso, a poca distanza l’uno dall’altra, un imponente monumento al filosofo, realizzato nel 2008 dallo scultore Nicolas Dings, e una delle più grandi sinagoghe del mondo, la sinagoga portoghese, nota anche come Esnoga, edificata poco prima la morte di Spinoza, tra il 1671 e il 1775.
Un museo dedicato a Spinoza sorge invece nella casa in cui abitò a Rijnsburg.
Lipsia non è soltanto il luogo natale di Gottfried Wilhelm Leibniz (1646 – 1716), ma anche la sede della prestigiosa università in cui si è formato e che gli ha dedicato un monumento posto nel cortile principale. Genio universale e studioso eclettico, è ricordato non soltanto per la sua filosofia, ma anche per gli importanti contributi alla matematica (insieme a Newton è il padre del calcolo infinitesimale) e alla logica.
Impegnato nella politica dell’epoca a servizio di vari potenti (dall’Arcivescovo di Magonza, del duca Giovanni Federico di Brunswick-Lüneburg, del casato dei Welfen e altri), Leibniz ricevette diversi incarichi che gli consentirono di girare l’Europa, entrando in contatto con i più importanti studiosi dell’epoca. Può essere considerato quindi un personaggio universale, noto in tutta l’Europa e attivo nel panorama intellettuale, tanto da fondare tre Accademie, a Berlino, a Vienna e a San Pietroburgo.
Thomas Hobbes nasce a Westport nel 1588 e muore a Hardwick Hall nel 1579. Viaggia per gran parte dell’Europa ma il suo pensiero è legato a Londra perché teorizza l’assolutismo monarchico, incarnato prima negli Stuart, poi nella Repubblica di Cromwell, poi di nuovo nella restaurazione degli Stuart (nel 1660 Carlo II, che era stato suo allievo, gli assegna una pensione).
Un decennio dopo la morte di Hobbes, la Gran Bretagna passa dall'assolutismo monarchico degli Stuart alla monarchia costituzionale, conquistata con la sanguinosa rivoluzione iniziata nel 1642 e con quella pacifica del 1689, per vivere infine, a partire dalla metà del Settecento, le profonde trasformazioni legate alla Rivoluzione industriale. La prima rivoluzione vede l’assolutismo degli Stuart sostituito dall’assolutismo di Cromwell, che sembra muoversi anch’esso nell’ambito del sistema politico teorizzato e descritto da Hobbes, con l’accentramento nelle proprie mani di tutti i poteri politici e parallelamente con una politica protezionistica ed espansionistica che porta l’Inghilterra alla guerra contro l’Olanda e all’annessione di fatto dell’Irlanda. Nella successiva rivoluzione, quarant’anni dopo la conclusione della prima, le dinamiche sono radicalmente diverse: quasi tutte le forze politiche sono concordi nell’esautorare Giacomo II, scegliendo come nuovo sovrano, con una rivolta pacifica guidata dal parlamento (e alla quale partecipa da protagonista anche Locke), Guglielmo III d’Orange, che prima di salire al trono con la moglie Anna (la figlia del deposto sovrano) giura solennemente sul Bill of Rights, inaugurando di fatto la prima monarchia costituzionale, teorizzata proprio in quegli anni da Locke. Si passa quindi, nell’arco di pochi decenni, dall’assolutismo sostenuto da Hobbes al liberalismo di Locke, il cui pensiero politico troverà ampia diffusione, nel Settecento, in seno all’Illuminismo francese, rielaborato dai fisiocrati e da Montesquieu.
John Locke (1632-1704) si forma intellettualmente presso l’Università di Oxford, sotto la guida di Robert Boyle, di cui diviene anche amico e che eserciterà una forte influenza su di lui.
L’Università di Oxford è la più antica del mondo anglosassone, datando almeno al 1096, quando se ne hanno notizie certe, anche se probabilmente esisteva già in precedenza.
Ad essa si affiancarono ben presto numerosi colleges, destinati ad ospitare gli studenti, ma che avevano, come nell’Università di Cambridge, una propria autonomia didattica.
Oxford e Cambridge restarono fino al 1820 gli unici poli universitari dell’Inghilterra.
Nel Settecento, parallelamente al delinearsi, in Gran Bretagna, delle dinamiche che preparano e accompagnano la Rivoluzione industriale, sorgono nuovi orientamenti di cui diventano protagonisti filosofi scozzesi, che in parte sono in polemica con la cultura inglese, ma in parte si presentano come avanguardia della nuova filosofia, che esprime idee e valori della Rivoluzione industriale.
La Scozia, infatti, dopo lunghi contrasti viene unita politicamente all’Inghilterra dal 1707. Nel corso del secolo XVIII, Glasgow diventa il centro commerciale più importante del mare del Nord per le costruzioni navali e l’importazione del tabacco. Le Università di Glasgow ed Edimburgo rappresentano importanti centri culturali; a Glasgow insegna a lungo filosofia morale Francis Hutcheson (1694-1746) che, sviluppando tesi già sostenute da Shaftesbury, sostiene la presenza nell’uomo di un particolare sentimento, un «senso morale» per il quale ognuno è in grado di volere il bene della comunità, il bene pubblico.
Così la discussione sul rapporto fra interesse individuale e collettivo diventa centrale sia nel dibattito filosofico che nella prima formulazione delle teorie economiche, come mostrano le opere di David Hume (1711-76) e Adam Smith (1723-90), entrambi scozzesi, entrambi considerati, nel secolo seguente, come coloro che hanno «svegliato» la cultura europea dai suoi «sonni dogmatici».
Pur non ottenendo mai una cattedra presso l’Università, Hume opera per tutta la vita a Edimburgo, anche se con lunghi soggiorni in Francia, e svolge per molti anni il ruolo di bibliotecario presso la stessa Università.
L’Università di Edimburgo era stata fondata nel 1582 e nel corso del Settecento diventa uno dei centri principali dell’Illuminismo scozzese.
L’abbazia di Port-Royal del Champes è un’abbazia femminile cistercense fondata nel 1204 a sud-ovest di Parigi. Dal 1634 al 1708 ospita una comunità monastica giansenista, dopo che le monache si sono trasferite in un convento parigino, Port-Royal de Paris. A Port-Royal soggiorna per alcuni anni Blaise Pascal, dopo la “conversione” del 1654, in seguito alla quale si avvicina al giansenismo. Qui scrive le Lettere provinciali, in cui difende i giansenisti dagli attacchi sempre più violenti dei gesuiti. Il monastero viene soppresso ad opera di Luigi XIV, con l’avallo del Parlamento di Parigi, nel 1709 e demolito l’anno successivo.
La piazza della Bastiglia è il luogo dove sorgeva la Bastiglia, famigerata prigione che rinchiudeva anche prigionieri politici, considerata il simbolo dell’assolutismo monarchico. Venne espugnata il 14 luglio del 1789, come primo atto della Rivoluzione francese, e successivamente demolita. Era stata edificata, come fortezza difensiva, tra il 1367 e il 1382 su disposizione del sovrano Carlo V.
Al centro della piazza sorge attualmente la Colonna di Luglio, eretta nel luglio del 1830 per celebrare la rivoluzione contro il re Carlo X, che portò alla nascita della monarchia costituzionale di Luigi Filippo, il «re borghese». Alta 47 metri, è sormontata da una scultura dorata raffigurante «lo spirito della libertà» (Génie de la Liberté).
Durante il periodo illuministico, nella Bastiglia furono rinchiusi molti intellettuali oppositori del regime assolutistico, tra i quali Voltaire.
Nato nel 1712 a Ginevra, Rousseau intrattiene per tutta la vita con questa città un rapporto ambivalente: da un lato, la assume come modello politico, per l’autogoverno che la caratterizza, dall’altro lato le autorità di Ginevra condannarono e bandirono le sue opere principali, riabilitandolo solo dopo la morte.
L’amore per la sua città è tra i motivi principali della rottura con l’ambiente illuministico parigino, per la famosa questione degli spettacoli: D’Alembert e Voltaire criticavano la mancanza di teatri in questa città, proibiti dalla rigida morale calvinista. Rousseau risponde con la Lettre à d'Alembert sur les Spectacles, affermando il ruolo negativo degli spettacoli per la moralità pubblica e il diritto-dovere dello Stato di orientare i cittadini verso la virtù. Dopo la pubblicazione del Contratto sociale e dell’Emilio, però, il governo di Ginevra decreta la condanna di questi libri e l’arresto dell’autore, rendendo quindi impossibile un ritorno di Rousseau nella propria città natale.
Nell’ultimo decennio del secolo XVII, la monarchia napoletana è coinvolta in un conflitto tra le potenze europee, la guerra di successione spagnola; nel 1707 al dominio spagnolo subentra quello austriaco, che durerà fino al 1734, quando il regno di Napoli, tornato sotto la dinastia borbonica, è unificato alla Sicilia e Carlo di Borbone diviene nel 1735 sovrano del Regno delle due Sicilie. Lo amministra fino al 1759, quando succede al fratello Ferdinando sul trono di Spagna, con il nome di Carlo III. Nel 1738 fa edificare la reggia di Portici, risiedendo nella città per rendere più incisiva la sua opera riformatrice. Infatti nel periodo in cui è a Napoli, come più tardi in Spagna, Carlo di Borbone cercherà di realizzare riforme in senso illuministico, che non riusciranno a concretizzarsi per la mancanza di un’economia borghese, ma favoriranno per alcuni decenni la libertà di pensiero e l’apertura alle nuove idee illuministiche.
Quando vi nasce Kant nel 1724, Königsberg appartiene al regno di Prussia. Nel 1945, nel periodo conclusivo della seconda guerra mondiale, viene annessa dall’Unione Sovietica e l’anno successivo prende il nome di Kaliningrad.
Benché non centrale come posizione geografica, Königsberg è un centro importante nella Prussia del Settecento: vi era stato incoronato re, nel 1701, Federico I e vi insegna uno dei discepoli principali di Wolff, Franz Albert Schultz (1692-1763). Inoltre, a Königsberg più che altrove, si diffonde il pietismo, una corrente rigorosa del luteranesimo, attenta più alla coerenza di vita e alla sfera morale che ai riti e ai dogmi, che influenzerà direttamente Kant tramite la madre.
A partire dal 1740 e fino al 1786, il regno di Prussia è retto da Federico II, il più illuminista dei sovrani, amico personale di Voltaire che è per lungo tempo suo consigliere. Federico II promuove importanti riforme, tra cui spiccano l’abolizione della tortura e della pena di morte e l’istituzione della scuola elementare obbligatoria. La Prussia manca di un tessuto connettivo di piccola e media borghesia paragonabile a quello inglese o francese. Le campagne sono ancora dominate dall’aristocrazia terriera, ma nelle città, per una lunga tradizione risalente al medioevo, esiste una borghesia mercantile e manifatturiera che sostiene le riforme di Federico II e ne beneficia. Anche in Prussia, dunque, l’Illuminismo va di pari passo con lo sviluppo della borghesia e con riforme di tipo genericamente liberale, ma si realizza con modalità diverse rispetto alla Gran Bretagna e alla Francia: non ha il vasto sostegno popolare garantito da una classe ormai dominante socialmente ed economicamente, come in Gran Bretagna, né la carica polemica e prerivoluzionaria che assume in Francia, dove la borghesia lotta contro un potere nobiliare restaurato e ancora più influente, dopo la morte di Luigi XIV. In Prussia si realizza piuttosto quel «dispotismo illuminato» teorizzato da Voltaire come fase di passaggio per educare il popolo alla partecipazione politica, anche se in realtà, il passaggio al liberalismo politico non avverrà mai, durante il Settecento.
La città di Jena, una delle più importanti della Prussia e sede di una celebre università, è la culla del Romanticismo e dell’Idealismo.
In essa nasce il cosiddetto “Circolo di Jena”, animato da Friedrich Schlegel e dal fratello August Wilhelm, fondatori anche della rivista «Athenaeum», nel 1798, che pubblica nel suo primo numero quello che viene considerato il manifesto del Romanticismo.
Nell’opera dei fratelli Schlegel confluiscono la componente filosofica e la dimensione artistico-poetica, per cui il romanticismo esprimerà non solo una tendenza letteraria ma una complessiva visione del mondo, una Weltanschauung.
A Jena insegnano, negli anni a cavallo dei due secoli, i teorici dell’Idealismo: Fichte dal 1794 al 1798, Schelling dal 1798 al 1803, Hegel dal 1801 al 1807, scrivendo qui una delle sue opere principali, la Fenomenologia dello Spirito.
L’Università di Jena è ancora oggi una delle più importanti della Germania. Nei decenni a cavallo tra Settecento e Ottocento è probabilmente il principale centro culturale della Prussia (l’Università di Berlino verrà fondata soltanto nel 1810) ed è qui che prende le mosse l’Idealismo tedesco, ad opera principalmente di Johann Gottlieb Fichte (1762-1814).
Presso l’Università di Jena insegnano lo stesso Fichte, dal 1794 al 1798, Schelling dal 1798 al 1803, Hegel dal 1801 al 1807.
Il seminario teologico evangelico Stift, ubicato nella città universitaria di Tubinga, ospitava nel Settecento gli studenti del Württemberg destinati al sacerdozio o all’insegnamento. Fondata nel 1576, era particolarmente importante per gli studi filosofici e filologici. Vi hanno studiato personaggi famosi, da Keplero a Hegel a David Strauss. Vi si sono trovati negli stessi anni, in rapporti di amicizia, Friedrich Hölderlin (1770-1843) e Georg W. F. Hegel (1770-1831), cui si unirà qualche anno dopo il più giovane Friedrich Schelling (1775-1854).
La prima Università di Berlino fu fondata nel 1810 per iniziativa di Wilhelm von Humboldt (1767-1835). Nel 1949 si troverà nel settore sovietico di Berlino e verrà intitolata ufficialmente ai due fratelli Humboldt, Wilhelm e Alexander, il primo linguista e filosofo, il secondo naturalista ed esploratore (1769-1859).
Nell’Ottocento l’Università divenne ben presto il punto di riferimento della filosofia tedesca, grazie soprattutto alla presenza di Hegel, che vi insegnò dal 1818 alla morte (1831).
In essa studiarono, tra gli altri, Arthur Schopenhauer, Karl Marx, Albert Einstein, Max Planck.
Ancora oggi è la principale università di Berlino ed è considerata una delle migliori al mondo per l’ambito filosofico e umanistico.
Francoforte sul Meno è una delle principali città della Germania e ne costituisce il centro finanziario più importante, ospitando la Borsa (tra le prime al mondo per volume di scambi), la Banca Centrale Europea e la Banca Federale Tedesca. I molti grattacieli che ne disegnano la skyline la fanno assomigliare a Manhattan, cui l’avvicina anche la vocazione finanziaria, tanto da meritarle il soprannome di “Mainhattan”, in cui il nome del fiume Meno (Main) si fonde con il nome della capitale finanziaria degli USA.
È la città natale di Johann Wolfgang von Goethe e nell’Ottocento è uno dei centri culturali principali della Germania. Nel Novecento l’Università di Francoforte è stata importante per la cosiddetta “Scuola di Francoforte”, di indirizzo neomarxista, con la presenza di studiosi quali Theodor Adorno e Max Horkheimer.
Fondata nel 1167, Copenaghen fu un importante porto commerciale per tutto il medioevo e nei primi secoli dell’età moderna, contendendo il primato degli scambi mercantili nel Mar Baltico alla lega tedesca Hansa. Alla fine del Settecento iniziò però per Copenaghen un periodo di decadenza, che proseguì per tutta la prima metà dell’Ottocento, per i contrasti commerciali con l’Inghilterra e con la Svezia, seguiti da quelli politici con la Prussia per la cosiddetta “questione dei ducati”. Tre ducati orientali del regno di Danimarca avevano una popolazione in prevalenza tedesca. Nel clima nazionalistico del primo Ottocento si diffuse il pangermanesimo, la dottrina che voleva l’unificazione politica di tutte le popolazioni di lingua germanica. Nel 1848 Danimarca e Prussia arrivano al conflitto aperto per il predominio sui ducati. Dopo l’iniziale successo della Danimarca, appoggiata dalle diplomazie europee, i ducati vennero annessi dalla Prussia di Bismarck nel 1864.
Parallelamente alla decadenza della Danimarca, Copenaghen diventa, nella prima metà dell’Ottocento, una delle capitali con le peggiori condizioni igieniche d’Europa, iniziando però, a partire dalla metà del secolo, un’espansione urbanistica oltre le mura cittadine, con un rapido incremento demografico nella seconda metà del secolo.
L’Ottocento è caratterizzato dalla Rivoluzione industriale, che vede come protagonista l’Inghilterra e come fulcro Londra. A metà del secolo, l’Europa è attraversata da due profondi e concomitanti mutamenti storici: i moti rivoluzionari del 1848 e il passaggio dalla prima alla seconda fase della prima Rivoluzione industriale.
La prima fase, iniziata in Inghilterra già nel Settecento e diffusasi nel continente nella prima metà dell’Ottocento, è dominata dalla piccola industria con poche decine di addetti. Il settore principale è quello tessile e l’estrema dispersione sul territorio di una grande quantità di piccole industrie, spesso a carattere semifamiliare, ostacola l’organizzazione del movimento operaio. Fa eccezione l’Inghilterra, dove si diffonde il luddismo, una protesta spontanea e poco incisiva contro la meccanizzazione, seguito dalla nascita dei primi sindacati, le Unioni del lavoro (“Trade Unions”). Non si tratta di un’eccezione vera e propria, perché in Inghilterra a partire dagli anni ’30 inizia la seconda fase della prima Rivoluzione industriale, caratterizzata dalla grande industria, dall’industria pesante, trainata dalla siderurgia. Nascono le industrie con migliaia di addetti, sorgono quasi dal nulla nuove città industriali, con i sobborghi operai fatti di alloggi sovraffollati e di condizioni igienico-sanitarie precarie, con la diffusione del lavoro minorile e femminile, reso possibile dalla semplificazione delle attività in seguito alla forte meccanizzazione. È la situazione che Marx, esule a Londra dal 1849, dopo essere stato espulso dal Belgio, dalla Francia e dalla Germania, descriverà in molte pagine del Capitale.
Il diffondersi della grande industria, soprattutto in Inghilterra, in Francia e in Germania, favorisce la nascita di un movimento operaio sempre più ampio e incisivo, che trova espressione nella Prima Internazionale (Londra 1864). Alla Prima Internazionale e all’organizzazione del movimento operaio dà un contributo fondamentale Karl Marx.
Sils-Maria è una località svizzera nel cantone dei Grigioni, nel Comune di Sils im Engadin, in Alta Engandina. Qui Nietzsche trascorre i mesi estivi per più anni, tra il 1881 e il 1888. In Ecce homo racconta di aver avuto qui l’intuizione del motivo centrale dello Zarathustra, il pensiero dell’eterno ritorno, nell’agosto del 1881, all’improvviso, durante una passeggiata lungo il lago di Silvaplana, «6000 piedi al di là dell’uomo e del tempo». Qui scrive gran parte di alcune delle opere principali, da La gaia scienza a Genealogia della morale, da Al di là del bene e del male a Ecce homo e altre.
Oggi, la casa in cui Nietzsche abitava, è stata trasformata in museo, che comprende una biblioteca di oltre 4500 volumi con le sue opere nelle numerose traduzioni a livello mondiale. La casa-museo è gestita da una fondazione che vi organizza convegni di studio sul pensiero del filosofo tedesco.
La casa dove Freud abitò e lavoro a Vienna per gran parte della propria vita è oggi un museo a lui dedicato. Fondato nel 1971, il museo Sigmund Freud presenta la ricostruzione degli ambienti in cui visse il padre della psicoanalisi.
Anche se nato nella regione austriaca della Moravia, Sigmund Freud (1856-1939) è vissuto per quasi tutta la sua vita a Vienna, dall’età di quattro anni fino a un anno prima della morte quando, in seguito all’annessione dell’Austria alla Germania nazista, fu costretto a trasferirsi a Londra per sottrarsi alle persecuzioni razziali, in quanto di origine ebraica.
Nel periodo in cui si afferma la psicoanalisi, Vienna è ancora la “grande Vienna”, capitale dell’Impero asburgico e uno dei massimi poli culturali d’Europa. In essa vivono il giovane Ludwig Wittgenstein 1889-1951), lo scrittore Karl Krauss (1874-1936), mentre in ambito scientifico, la Vienna di fine secolo e di inizio Novecento è segnata dalla presenza, negli stessi anni, di Ernst Mach (1838-1916) e di Ludwig Bolzmann (1844-1906), che affiancano all'elaborazione di importanti teorie la riflessione epistemologica sulla scienza e sulla conoscenza in generale. Nell’Impero asburgico, contribuendo sia pure indirettamente alla centralità culturale di Vienna, operano poi il poeta Rainer Maria Rilke (1875-1926), lo scrittore Robert Musil (1880-1942) e Franz Kafka (1883-1924). Nel dopoguerra, anche dopo la disgregazione dell’Impero, Vienna conserva la propria centralità culturale e scientifica: vi nasce, tra l’altro, nel 1922 il Circolo di Vienna, fino al 1938 uno dei principali centri della filosofia della scienza del Novecento.
L’edificio è stato progettato da Ludwig Wittgenstein (1889-1951) per la sorella Margaret, in collaborazione con l’architetto Paul Engelmann, allievo di Adolf Loss di cui Wittgenstein era amico. Realizzato tra il 1926 e il 1928, lo stile razionalista e lineare che lo distingue rispecchia bene i canoni della filosofia di Wittgenstein, tesa a definire con chiarezza «ciò che si può dire», individuando le caratteristiche prima del linguaggio scientifico, poi del linguaggio in generale.
Wittgenstein si dedica a questo progetto nel periodo tra la pubblicazione del Tractatus logico-philosophicus e il ritorno a Cambridge, nel 1929, periodo in cui è convinto di aver risolto «nell’essenziale tutti i problemi» filosofici e quindi decide di lasciare la filosofia per «pensare in altro modo». In questi anni si dedica all’insegnamento elementare, lavora come giardiniere presso un convento e, appunto, come architetto per il progetto della nuova casa della sorella.
Sebbene trascorra gran parte della propria esistenza in Gran Bretagna, prendendo nel 1929 la cittadinanza inglese, Wittgenstein resta sempre legato a Vienna, nella quale si è formato nel periodo in cui vi operavano Ernst Mach (1838-1916) e di Ludwig Bolzmann (1844-1906). La sua prima opera, l’unica filosofica pubblicata in vita, il Tractatus logico-philosophicus, costituirà il testo fondamentale del Circolo di Vienna. Fondato nel 1922 da Moritz Schlick come “Circolo Ernst Mach”, il Circolo esprimerà una delle correnti di filosofia della scienza più importanti del Novecento, il positivismo logico, o neoempirismo.
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